Divella, una tradizione lunga 131 anni.
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Intervista a Francesco Divella.
È una storia lunga, lunghissima che tocca tre secoli e attraversa due guerre mondiali, il boom e le crisi economiche, fino all’odierna pandemia, quella del pastificio pugliese. Una storia iniziata per mano di Francesco Divella che realizzò nel 1890 il suo primo molino per la macinazione del grano a Rutigliano, piccolo comune agricolo della provincia barese. Oggi, l’azienda dà lavoro a quasi 500 “collaboratori” (tra personale diretto e indotto) è presente in circa 120 paesi, con un fatturato che sfiora i 330 milioni di euro. Abbiamo chiesto a Francesco Divella, terza generazione a capo dell’azienda con suo cugino Vincenzo, di rivelarci il segreto della longevità di questa realtà 100% made in sud.

Lo scorso anno, l’azienda ha festeggiato 130 anni di attività: quali sono state le tappe principali del vostro percorso e come è cambiata la produzione in oltre un secolo?
L’azienda è stata fondata da mio nonno in un’epoca in cui non esistevano veri e propri pastifici: la produzione, infatti, era prevalentemente casalinga, fatta eccezione per le attività dei mugnai che commercializzavano farina, la referenza di maggiore consumo ai primi del Novecento.
La situazione ha iniziato a mutare progressivamente negli anni ’20, fino al boom del consumo di pasta avvenuto a ridosso degli anni ’70; proprio in quel periodo io ho preso le redini dell’azienda e ho avuto modo di vivere in prima persona il profondo cambiamento che stava interessando le abitudini alimentari della maggior parte degli italiani, divenuti interessati e propensi ad acquistare pasta prodotta negli stabilimenti industriali piuttosto che prepararsela autonomamente in casa.
I consumi annui pro capite, dunque, crebbero fino a sfiorare i 30 chilogrammi, registrando un dato senza precedenti: ad oggi, il trend è leggermente calato (26 chilogrammi), ma l’Italia rimane un Paese con un consumo pro capite senza eguali.

Parliamo di numeri: a quanto ammonta attualmente il fatturato complessivo dell’azienda? Quanti stabilimenti avete e quante persone vi lavorano?
Il fatturato sfiora i 330 milioni di euro, abbiamo 330 collaboratori diretti e 150 indiretti (trasportatori, addetti alla distribuzione, addetti alle pulizie).
Tutti i nostri stabilimenti produttivi sono collocati nella zona industriale di Rutigliano, cittadina in provincia di Bari, e occupano una superficie complessiva di circa 23 ettari. La vicinanza rispetto agli impianti facilita notevolmente il controllo delle diverse fasi di produzione e distribuzione.

A quanto ammonta la produzione quotidiana?
Maciniamo circa 12 mila quintali di grano ogni giorno e produciamo quotidianamente 11 mila quintali di pasta e più di 200 mila confezioni di biscotti. Senza contare, poi, la farina e la semola per il consumo casalingo o professionale. Gli stabilimenti sono operativi tutti i giorni h24 in modo continuativo, ad eccezione del reparto di confezionamento, attivo dalle 6 alle 22.

La pandemia ha impattato sul vostro business?
Fortunatamente il nostro settore non ha risentito della crisi sanitaria. Al contrario, abbiamo vissuto periodi in cui era fortissima la richiesta da parte dei consumatori, specialmente nei mesi di marzo e aprile dello scorso anno, quando si è verificata una vera e propria corsa all’approvvigionamento. Questo fenomeno, quindi, ci ha portato ad aumentare ulteriormente la produzione di pasta e farina.

Qual è la politica aziendale sul fronte delle nuove assunzioni?
Negli ultimi anni stiamo assistendo a una crescente automazione della catena produttiva; per questo ciò che ricerchiamo nel cambio generazionale è personale specializzato in grado di gestire strumentazioni e macchinari sempre più complessi.

Una delle principali problematiche comuni alle aziende che lavorano il grano è il costo della materia prima, che spesso oscilla a tal punto da rendere necessaria l’importazione dall’estero. Qual è la posizione di Divella a riguardo?
Il nostro grano deriva da una miscela composta al 65% da materia prima di origine italiana e al 35% da grani ultraproteici proveniente da altri Paesi tra cui, soprattutto, Australia, Stati Uniti e Francia: tale miscela ci permette di produrre pasta di alta qualità che soddisfa le esigenze dei consumatori sia in termine di sapore che di tenuta in cottura. È necessario, a mio avviso, sottolineare che la produzione nazionale italiana non è sufficiente da sola a soddisfare l’intero fabbisogno di grano ultraproteico delle diverse aziende e risulta pressoché fuorviante l’indicazione riportata su talune confezioni di pasta che rimanda al grano 100% italiano.

Soffermiamoci ora sui biscotti: state lavorando per rafforzare la vostra strategia e ampliare l’offerta, nonostante si tratti di un segmento dove vi scontrate con grosse multinazionali…
Il biscottificio è stato realizzato circa 20 anni fa e il nostro prodotto di punta in questo segmento è l’Ottimino: si tratta di una ricetta semplice e classica, alla quale ora affiancheremo una serie di referenze più ricche e variegate in seguito alla crescente domanda da parte dei consumatori, che richiedono prodotti ricchi di gusto nonostante il trend salutistico in auge, come ad esempio gli Ottimini “I Ripieni”, appena lanciati sul mercato mondiale.

Parliamo di export: quali sono i paesi in cui siete maggiormente presenti e quali sono quelli che vorreste presidiare in futuro?
Divella è presente in circa 120 Paesi in tutto il mondo e la Germania è il maggiore importatore. Non raggiungiamo l’Africa Sud Sahariana in quanto la concorrenza con paesi produttori di pasta di bassa qualità (Egitto e Turchia per citarne alcuni) è davvero molto forte.
L’emergenza sanitaria ha frenato, se pur in lieve misura, l’esportazione in alcuni Paesi come il Canada, la stessa Germania, gli Stati Uniti e il Brasile, a causa dei blocchi imposti dai relativi governi: è importante sottolineare, però, che a differenza dell’Italia, nel resto del mondo il consumo di pasta è legato quasi esclusivamente al mondo della ristorazione.

Vi appoggiate su filiali commerciali estere?
Solo sul territorio australiano ci avvaliamo di una società, chiamata Bon Food, gestita al 100% da Divella, che distribuisce i nostri prodotti.

Qual è il segreto della vostra longevità?
Il segreto della longevità della nostra azienda è l’ottima qualità dei nostri prodotti, unita alla capacità di rimanere al passo con le esigenze dei consumatori nel corso degli anni e al supporto di una squadra compatta di validi collaboratori.

*Fonte: Distribuzione Moderna, 23/03/21

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