“Niente banche e tanto lavoro, siamo a 300 milioni” – l’intervista a Francesco divella, proprietario e manager
L’intervista di Antonello Cassano«Facciamo 300 milioni di fatturato, ma vogliamo arrivare a 500 milioni in un paio d’anni. Però è assurdo che la Puglia non abbia un sistema portuale adeguato. La nostra pasta è costretta a fare giri assurdi per arrivare in tutto il mondo. Ora puntiamo sulla quarta generazione della famiglia per fare un ulteriore salto di qualità».
Francesco Divella è sempre un fiume in piena. Classe 1944, nato a Rutigliano, negli anni ‘70 del secolo scorso eredita dal padre la guida dell’azienda e insieme al cugino, Vincenzo, la porta verso l’espansione.«Sia la ristorazione che molti consumatori preferiscono la pasta fresca, anche se noi ci raccomandiamo sempre di tirarla fuori dalla confezione qualche ora prima di consumarla e tenerla su un panno, come facevano i nostri nonni, che la pasta la facevano in casa. Non a caso il vero boom delle aziende produttrici di pasta è cominciato negli anni ‘70, quando c’è stato il cambio delle generazioni».
Anche la Divella è cresciuta a partire da quegli anni?
«Sì, la mia è la terza generazione. Io e mio cugino Vincenzo abbiamo preso la responsabilità della gestione 45 anni fa. Ci siamo trovati a gestire questo boom. Lo abbiamo fatto restando a Rutigliano dove abbiamo creato posti di lavoro».
Quanti sono?
«I lavoratori diretti sono circa 350, con gli indiretti si arriva a circa 500.
Persone che comunque abitano nel raggio di non più di 18-20 chilometri».
Nei prodotti da forno come i biscotti oggi Divella raccoglie 30 milioni di euro di fatturato. Impresa non facile visti i concorrenti agguerriti nel settore.
«Quest’anno speriamo di superare i 40 milioni solo con i biscotti. Sì, c’è una concorrenza agguerrita. Tenga presente che la maggior parte dei biscotti sono prodotti da aziende del nord. Qui in Puglia e nel Sud trovano in noi una barriera. Non vedo perché il consumatore pugliese non debba acquistare prodotti pugliesi».
Sovranismo del biscotto.
«Guardi che i nostri prodotti stanno sfondando nel Lazio, in Piemonte e in Lombardia dove ci sono molti emigrati pugliesi che tengono molto ai nostri prodotti. Divella è leader da Frosinone a Reggio Calabria. È un combattimento quotidiano tra marchi».
Accanto a pasta fresca e biscotti però ci sono le mille tonnellate di pasta secca prodotta ogni giorno. In totale il fatturato dell’azienda a quanto ammonta?
«Circa 300 milioni di euro nel 2018. Io la ritengo una cifra ancora insufficiente. Oggi è grande impresa quella che fattura 500 milioni. Si può arrivare velocemente a quella cifra con alleanze strategiche. La pasta oggi è un prodotto globale. Consideri che la nostra azienda è presente in 125 Stati diversi».
Farete alleanze per arrivare ai 500 milioni?
«Nulla è certo, il problema è cercare di raggiungere quella cifra in non più di uno o due anni. Perché, guardi, alla storia di “piccolo è bello”, io non ci credo. Dobbiamo arrivare a quella cifra nonostante tutte le difficoltà che abbiamo soprattutto in Puglia.
Non ho capito perché fino ad Ancona ci sono porti che spediscono container in tutto il mondo e in Puglia no. C’era il porto di Taranto, ma la compagnia Evergreen è scappata al Pireo».
Adesso si attende l’arrivo dei turchi di Ylport per gestire il porto tarantino.
«Speriamo. La pasta fa un giro folle per arrivare a destinazione e ci arriva in ritardo. Un mese solo per arrivare a Melbourne, tanto per dirne una».
Qualche settimana fa l’azienda è stata premiata da Industria Felix come migliore impresa agroalimentare del settore.
«Ricordo sempre le parole di mio padre: “Figlio mio, quando distribuisci i dividendi se va bene sono tutti felici. Quando li richiami a riportare in cassa il denaro, ti diranno sempre di no”. Ecco perché Divella è una delle poche aziende in Italia che si autofinanzia al 100 per cento. Mai utilizzato credito bancario. E vendere pasta in 400 milioni di pacchetti con sopra il proprio marchio è un’altra soddisfazione».
Lei oltre che imprenditore è stato anche politico. Due mandati, uno alla Camera e uno al Senato, sempre a destra, tra Alleanza Nazionale e Popolo della libertà. Altri tempi.
«Belle esperienze, anche se a volte in Parlamento non capivo perché si perdesse tempo con l’ostruzionismo.
Poi nella mia vita ho avuto anche le esperienze ai vertici di Acquedotto Pugliese e Fiera del Levante. Ma questi sono ricordi. Ora tutta la mia giornata è dedicata alla Divella e a preparare la quarta generazione».
Facciamo quel fatturato, ma vogliamo arrivare a 500 milioni.
Alleanze?
Non credo alla storia del piccolo è bello.
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